Benozzo Gozzoli, Le triomphe de saint Thomas d'Aquin, 1471

dimanche 9 janvier 2011

Il "subsistit" del Vaticano II e la metafisica di Aristotele

                        La necessità e la natura di un’interpretazione metafisica del subsistit con il quale il Magistero conciliare e postconciliare caratterizza il rapporto fra la Chiesa di Cristo e la Chiesa cattolica sono state ottimamente puntualizzate in un testo del filosofo svizzero André de Muralt, che abbiamo scoperto oggi, e che vogliamo condividere con i nostri lettori proponendone una nostra traduzione.

            «Vale la pena notare che è proprio la struttura aristotelica di pensiero, espressa in questi brani del capitolo 4 [del libro Z della Metafisica di Aristotele], che viene adoperata nel testo Dominus Jesus di Josef Ratzinger, Benedetto XVI, per mostrare come la Chiesa di Cristo sussiste (subsistit) nella Chiesa Cattolica e si comunica in maniera partecipata ad ogni altra comunità religiosa[1]. Il che consente di dire ad esempio, rieccheggiando le formule di Aristotele, che la Chiesa di Cristo è “primariamente ed assolutamente” nella Chiesa cattolica e “successivamente”,  “a modo di conseguenza e non in maniera simile”, nelle altre comunità[2], ch’essa è, in un senso, solo nella Chiesa cattolica[3], ma anche, tuttavia, “in qualche modo”, “in maniera simile”, ed “intrinsecamente”[4], nelle altre comunità, nella misura in cui ciascuna di loro aspira alla vera vita divina. E si può del resto dire indifferentemente l’uno o l’altro. – Non si vede che il successore di Pietro possa parlare dell’unità della Chiesa in altra maniera, se vuole evitare sia le rigidità dell’integralismo che il relativismo sentimentale al quale soccombono certe manifestazioni contemporanee dell’“ecumenismo”. Ma si coglie anche bene che ciò che Aristotele dice in maniera formale e scientifica a proposito dell’unità dell’essere, cioè della participazione della sostanza in ogni altra cosa, Benedetto XVI lo dice dell’unità della Chiesa di Cristo in tutti coloro che aspirano ad una vera vita divina, con il tatto, la dolcezza e la misericordia di chi ha per missione di “confermare i suoi fratelli” nell’unità di fede. È questo che dà al testo Dominus Jesus l’andamento di un mirabile commento spirituale all’insegnamento del Vaticano II, e che potrà sembrare paradossale a molti».

André de Muralt,
in Aristotele, Les Métaphysiques, Traduction analytique des livres Γ, Ζ, Θ, Ι, Λ,
a cura di A. de Muralt, Les Belles Lettres, Paris 2010, 414.



[1] Diremmo «cristiana», non semplicemente «religiosa», per ben distinguere fra le partecipazioni all’organismo salvifico della Chiesa da una parte, e la preparatio evangelica presente nelle altre religioni.
[2] Il riferimento è ad Aristotele, Metafisica, Ζ, 4, 1030 a 21-23: «E così come l’“è” si predica di tutte le categorie, ma non nello stesso modo, bensì della sostanza in modo primario, e delle altre categorie in modo derivato, nello stesso modo anche il che cos’è si dice in senso assoluto della sostanza, e in certo qual modo anche delle altre categorie».
[3] Cf. Aristotele, Metafisica, Ζ, 1031 a 10-12: «in un senso, non ci sarà definizione né essenza se non delle sostanze, in un altro senso, invece, ci sarà essenza e definizione anche di altre cose».
[4] Cf. aristotele, Metafisica, Ζ, 1030 b 4-7: «Comunque, è evidente questo: (a) che primariamente e assolutamente la definizione e l’essenza appartengono alle sostanze. (b) Tuttavia, c’è pure definizione e essenza delle altre categorie, ma non in senso primario».

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